Sindrome burnout e workaholism: come evitarli
Sindrome da burnout e workaholism sembrano essere due cose molto diverse: in un caso non se ne può più del lavoro e nell'altro non si riesce a smettere di lavorare.
La verità è che sono due facce della stessa medaglia e raccontano di una società in cui troppo spesso non si riesce ad avere un rapporto equilibrato con il proprio io professionale.
Il burnout è stato individuato come fenomeno evidente nelle professioni di cura di altri esseri umani, ma non solo cura in senso stretto, quindi medici, infermieri, operatori sanitari in genere, ma anche quei mestieri ad alto contatto con il pubblico (per esempio impiegato di sportello, operatore di call center, commesso di negozio, cameriere...).
Si tratta di una forma di stress cronico causato da fattori inerenti al lavoro e da situazioni di forte divario fra ciò che gli utenti, i datori di lavoro, le circostanze richiedono e le risorse dell'individuo.
Questo porta ad una forte frustrazione, ad un logorio costante che generano un vero e proprio esaurimento, qualcosa che brucia tutte le nostre energie, come suggerisce la parola inglese che definisce questa sindrome.
È importante ricordare
che anche se i sintomi sono percepiti a livello personale,
il problema non è dentro l'individuo, ma nel sistema.
Il workaholism è una vera e propria dipendenza e come tale non appare all'improvviso, ma si sviluppa in maniera subdola passando per la celebre fase "Smetto quando voglio" fino ad arrivare a quella in cui invece ci si accorge di avere davvero difficoltà a smettere.
Dispositivi portatili, raggiungibilità perenne e smart working non hanno certo agevolato il compito di avere vite equilibrate.
Certo la possibilità di poter lavorare dovunque e secondo i propri ritmi è una bella conquista, ma c'è un'evidente differenza fra potersi permettere di lavorare anche da un luogo ameno e rilassante e portarsi il lavoro in vacanza.
Ma la dipendenza da lavoro non è causata solo dai tablet, smartphone, computer portatili ecc..., questi fattori sono solo un acceleratore che getta benzina sul fuoco di altre cause remote.
Quali sono le cause remote del workaholism detto anche work addiction?
- Pressione eccessiva sul luogo di lavoro (ecco la relazione più diretta con il burnout)
- Manie di perfezionismo
- Identificazione del successo professionale con quello personale
- Eccessivo senso di responsabilità
- ...
Con queste due situazioni patologiche non si scherza e per questo propongo 2 strade non alternative, ma complementari: auto-analisi e prevenzione.
L'auto-analisi riguarda ciascuno di noi per se stesso, passa per la consapevolezza ed ha a che fare con l'amor proprio e il desiderio di conoscersi e prendersi cura di sè.
La prevenzione riguarda tutti, ma in particolar modo i datori di lavoro e chi ha ruoli di responsabilità organizzativa.
Partiamo dall'auto-analisi e vediamo insieme quali sono i parametri da tenere sott'occhio per capire se siamo a rischio di burnout o di workaholism.
Rispondi alle seguenti domande dando un punteggio da 1 a 6 (dove 1 vuol dire niente/mai e 6 vuol dire molto/sempre).
Per quanto riguarda il burnout:
- Ti capita di sentire un senso di svuotamento e carenza di energie?
- Senti disimpegno e cinismo rispetto alle questioni di lavoro?
- Ti capita di avere poca fiducia nelle tue capacità lavorative?
- Ti sembra di sentirti inadeguato/a?
- Provi ansia quando pensi che devi tornare al lavoro (domani, alla fine del weekend, dopo le vacanze)?
- Ti capita di estraniarti o volerti estraniare dai discorsi di colleghi e/o clienti?
- Hai rapporti conflittuali con i colleghi/capi/collaboratori?
- Ti accorgi di avere le pulsazioni alte e/o il fiato corto mentre lavori? (Domanda rilevante solo per chi faccia un lavoro intellettuale e non fisico)
- Senti stanchezza fin da quando ti svegli perchè il sonno non ti ristora?
- Ti capita di sentirti come distaccato da te stesso/a?
Per quanto riguarda il workaholism:
- Lavori più ore dei tuoi colleghi o di chi fa la tua stessa professione?
- Provi senso di colpa ad andare in vacanza o a staccare per un weekend intero?
- Quando non lavori ti sembra di star perdendo tempo?
- Trascuri sistematicamente i tuoi hobby e la tua famiglia per causa del lavoro?
- Controlli mail e messaggi di lavoro appena ti svegli la mattina?
- E subito prima di andare a letto?
- Ti senti in ansia di non poter portare a termine dei compiti bene e/o in tempo?
- Se commetti un errore o sfori una scadenza ti colpevolizzi molto?
- Quando lavori stai bene perché riesci a pensare solo al lavoro e a dimenticare tutto il resto?
- Senti che se certe cose non le fai tu nessuno sarà all'altezza di farle altrettanto bene?
Questi brevissimi questionari sono solo una piccola presa di coscienza, non hanno l'ambizione di essere esaustivi, ma di darti dei punti di riferimento in base ai quali monitorare il tuo rapporto con il lavoro.
Quindi adesso considera semplicemente se la maggior parte delle domande hanno ricevuto un punteggio da 1 a 3 o da 4 a 6 per avere una rapida istantanea del tuo momento attuale.
Che i test siano stati incoraggianti o meno, è sempre una buona idea quella di creare intorno a noi un ambiente che prevenga l'insorgere di queste patologie o aiuti ad attenuarne gli effetti aiutandone la risoluzione.
Se la causa principale che innesca il burnout si annida nella sproporzione fra le richieste lavorative e le risorse dell'individuo è evidente che la prevenzione vada ricercata in una riequilibratura di questa forbice, quindi:
- distribuzione più equa dei carichi di lavoro
- sviluppo delle competenze (anche di gestione emotiva e di competenze trasversali) dei collaboratori
Il secondo punto ha anche a che fare con un'altra delle cause del burnout, ovvero la mancanza di stimoli, il sentirsi sfruttati.
L'investire nella crescita degli individui contribuisce anche a creare altre situazioni che evitano l'esaurimento da lavoro, ovvero:
- senso di appartenenza
- coinvolgimento e adesione ad uno scopo
- motivazione
- percezione di equità
- spirito di gruppo
- sensazione di adeguatezza ed empowerment
Tutto questo può essere generato dalla formazione e non solo, quindi ben venga qualunque iniziativa che contribuisca a creare un clima che rispetti questi punti.
Ragionando sul workaholism la cosa fondamentale per chi ha ruoli di responsabilità, è di non avere o indurre atteggiamenti che possano portare alla dipendenza da lavoro e viceversa scoraggiare i comportamenti patologici.
Qualche esempio: può capitare di avere un'emergenza ogni tanto, ma se capita spesso di chiedere di svolgere un compito oggi per domani o il venerdì sera per il lunedì, direi che non stiamo creando un ambiente di lavoro sano.
Premiare chi lavora di più invece di chi lavora meglio è un altro caso tipico. Una buona domanda da farsi è "Quali sono i principi su cui si basano i sistemi premianti della mia azienda?", oppure "Mi capita di gratificare spesso chi si ferma in ufficio fino a tardi e mi risponde alle mail anche di notte?".
Infine l'ultimo è più importante suggerimento: portate l'ironia, la sdrammatizzazione ed il sorriso sul posto di lavoro, favorite i momenti di decompressione, usate l'ApprenDivertimento nelle riunioni e nei momenti formativi, scoprirete un pozzo di creatività inesauribile e che non causa esaurimento.
La vita è come uno specchio:
ti sorride se la guardi sorridendo
Jim Morrison
Dillo ad un amico
LILIA PAVONE
Avvocato pentito, patita dei Beatles, formatrice dal 2007, moglie, figlia, sorella, zia e amica.
La mia missione: Essere un trampolino e una cassa di risonanza per i talenti delle persone che accompagno in un percorso di crescita.
La mia visione: Avere un mondo di persone che pensano #amoillunedì!
I miei valori:
CONDIVISIONE: donarsi come professionista e come persona, condividendo tutto ciò che so e tutto ciò che sono.
DIVERTIMENTO: l’ironia salverà il mondo (insieme alla bellezza), perché il sorriso alleggerisce la tensione e consente di attingere a risorse altrimenti irraggiungibili.
CRESCITA E CURIOSITA’: una formatrice non può che credere nel valore della crescita continua attraverso il costante aggiornamento.
PACE: le capacità di ascolto (di noi stessi e degli altri) e di comunicazione empatica sono le migliori strategie di prevenzione del conflitto, sia nel quotidiano che su larga scala.
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