La trappola degli "avresti dovuto" e "avresti potuto"

È la vecchia storia della cicala e della formica: arriva "l'inverno", il momento di flessione del mercato, inasprimento della concorrenza, frustrazione dei nostri obiettivi... capita di sentirsi un po’ cicala, nel senso che ci si comincia ad accusare di non aver fatto abbastanza per prevenire la situazione o per avere un adeguato piano B, o un cuscinetto sufficiente per attraversare il periodo di magra... .

Se anche tu sei o sei stato in questa barca (alquanto affollata, direi)
continua a leggere per capire come sistemare le cose ed uscire rafforzato.

Tutto quello che sto per scrivere è basato sulla mia esperienza diretta e su quello che ho studiato ed imparato a riguardo, perché sì, anche io sono arrivata impreparata ad alcune situazioni di mercato e in particolare a una che ha lasciato pietrificate molte persone: la pandemia.

Prima del 2020 era da molto tempo che meditavo di costruire il mio brand personale in maniera organica ed organizzata: ragionare bene su come posizionarmi nel mercato della formazione e consulenza, avere un mio logo, un sito, un imbuto di marketing, un cosiddetto “claim”, ovvero la promessa che faccio ai miei potenziali clienti, quello che fa capire davvero quali sono i benefici che posso apportare nella loro vita grazie alla mia professionalità.

Dopo aver rimuginato a lungo sul come e sul perché, finalmente a dicembre 2019 mi ci sono messa su seriamente, ma pur sempre con dedizione a singhiozzi, anche perché, personal branding o no, il lavoro non mancava e quindi il tempo per dedicarmi al marketing e alla riorganizzazione professionale l’ho dovuto ritagliare in mezzo agli altri impegni.
E quindi a inizio quarantena ero a metà del guado: con il lavoro avviato, ma non a regime. Con le idee molto più chiare, ma senza strumenti di e-commerce attivi.

Per una sorta di istinto naturale, una delle prime cose che mi sono detta suonava più o meno così “Lilia, mannaggia a te! Se ti fossi mossa prima invece di pensare tanto, se avessi organizzato meglio il tuo tempo, ora non saresti in questa situazione!”, ovvero mi stavo condannando perché avrei dovuto fare altro rispetto a quello che ho fatto.

Mai provata una sensazione simile? Ti sei mai detto che avresti dovuto o avresti potuto fare qualcos’altro e ora stai lì a "mangiarti le mani"?

Siccome con “la trappola degli avresti dovuto e avresti potuto” mi sono già scontrata in passato per motivi personali, per fortuna quando l’ho riscontrata nel campo lavorativo ho potuto applicare quello che ho imparato dalle esperienze passate, smettendo quasi subito di stare lì a piangere sul latte versato e a recriminare.
Eh sì perché il passato serve a dare insegnamenti, a condizione che non ci rimaniamo impantanati. Ma andiamo per ordine.

Cosa ho imparato, con l’aiuto di letture adatte e professionisti qualificati, andando a fondo nel meccanismo di questa che ho chiamato una trappola:

1)   Quello che fa star male non è tanto l’errore (o presunto tale) eventualmente compiuto, quanto il senso di colpa che esso genera

2)   Guardare al passato è sano e naturale; non ti condannare quando guardi indietro, ma attenzione a quanto tempo dedichi a questa pratica e a come lo fai

3)   Provare rimpianto o rimorso non cambia e non cambierà mai il presente, ma agire quanto prima può cambiare il futuro

Di queste 3 regole quella che sembra banale è l’ultima, ma un conto è capirla intellettualmente; tutt’altra cosa è applicarla e viverla. E allora come fare a smettere di tormentarci e iniziare ad agire per cambiare le cose?

In primo luogo usando una metafora molto facile e veloce che ti propongo sotto forma di domanda: cosa succederebbe se mentre guidi l’auto passassi tutto il tempo guardando solo nello specchietto retrovisore? La risposta è tanto ovvia quanto non desiderabile.

In macchina, se davanti a noi abbiamo un ostacolo o qualcosa che ci rallenta, è buona norma guardare negli specchietti retrovisori anche più di una volta prima di cambiare corsia per superare l’intralcio, ma una volta guardato indietro è necessario riportare lo sguardo verso la direzione in cui ci stiamo dirigendo.

Quando ti trovi a guardare il tuo passato, quindi, domandati se è solo uno sguardo veloce che ti aiuta ad essere più veloce ed efficiente o se stai indugiando troppo rischiando di andare fuori strada.

Questa metafora aiuta a riportare la tua attenzione dove è giusto che sia diretta per la maggior parte del tempo, ma a volte è come se il passato ci continuasse ad attrarre come una calamita, quindi voglio darti uno strumento ulteriore per liberarti del senso di colpa o della tendenza a tormentarsi per il passato: metti nero su bianco l’insegnamento che hai tratto da quell’errore.

Il motivo per cui la nostra attenzione continua a tornare al passato come un disco incantato è che invece di imparare la lezione recriminiamo e basta.
Vedrai che se ti fermi ad apprendere quello che potresti fare diversamente la prossima volta, il tuo cervello sarà meno attratto dall’idea di vivere e rivivere quell’esperienza.


Ma è importante che questo processo di apprendimento venga fatto per iscritto, per tutto il valore simbolico e terapeutico che è riconosciuto universalmente alla scrittura. Non mi dilungo sull’importanza della scrittura, fidati! Se non ti fidi, chiedi ad un qualunque terapeuta o “smanetta” un po’ su internet cercando prove dei benefici della scrittura (soprattutto quella fatta a mano e non con strumenti informatici).

Un ultimo bonus: la persona che eri ieri ha fatto quello che poteva e sapeva fare con le risorse a sua disposizione in quel momento, per cui PERDONATI se non sei stato all’altezza di certe situazioni e usa la tua consapevolezza di oggi per rimediare nella misura in cui è possibile e andare avanti. Quello che hai fatto in passato, anche se oggi non lo approvi, era la cosa migliore che potevi fare con gli strumenti che avevi in quel momento.

L'unico momento in cui puoi davvero fare la differenza è ora!

E quindi parlando di cose concrete, cosa ho combinato io adesso con tutta questa bella esperienza riguardo alla trappola degli avresti dovuto e avresti potuto? Ecco qui la lista:

-      Ho cominciato a realizzare delle video-interviste su Linked-in e sul mio profilo Facebook professionale

-      Ho aperto un canale YouTube dove ho caricato queste interviste e altro materiale video che avevo e che ho realizzato appositamente (puoi visitarlo cliccando QUI)

-      Ho ripreso a curare il mio profilo Linkedin realizzando contenuti in linea al taglio più professionale di questo social

-      Ho aperto e iniziato a curare un profilo Instagram (e per fare questo ho prima imparato a girare e editare video efficaci)

-      Ho commissionato e seguito fino alla fine la realizzazione di un mio logo

-      Ho trovato il consulente giusto per strutturare e aprire questo sito (te lo raccomando vivamente, si chiama Ruggero Lecce)

-      Ho iniziato a scrivere post e articoli come questo

-      Ho messo giù una serie di idee e raccolto materiale per realizzare dei corsi on-line

-      Ho rinforzato il legame con i miei clienti sentendoli e continuando ad offrire loro supporto

Sarei stata più soddisfatta professionalmente ed economicamente durante il lockdown se avessi già avuto una serie di prodotti e servizi on-line pronti e fruibili? Certo che sì! Ma se durante la quarantena e negli anni successivi avessi passato il tempo a sbattere la testa al muro e a deprimermi per la mia scarsa prontezza, ritengo fermamente che oggi non staresti leggendo questo articolo sul mio sito.

Avrei dovuto fare questo? Avrei potuto fare quello? Ok Lilia, smettila di lagnarti e fallo ora!

E tu cosa avresti dovuto o potuto fare? Ti consiglio di rispondere seriamente a questa domanda e di farlo, indovina un po’, per iscritto ✍🏼 😉
Dopo di che... agisci! 💪🏼

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LILIA PAVONE

Avvocato pentito, patita dei Beatles, formatrice dal 2007, moglie, figlia, sorella, zia e amica.

La mia missione: Essere un trampolino e una cassa di risonanza per i talenti delle persone che accompagno in un percorso di crescita.

La mia visione: Avere un mondo di persone che pensano #amoillunedì!

I miei valori:

CONDIVISIONE: donarsi come professionista e come persona, condividendo tutto ciò che so e tutto ciò che sono.

DIVERTIMENTO: l’ironia salverà il mondo (insieme alla bellezza), perché il sorriso alleggerisce la tensione e consente di attingere a risorse altrimenti irraggiungibili.

CRESCITA E CURIOSITA’: una formatrice non può che credere nel valore della crescita continua attraverso il costante aggiornamento.

PACE: le capacità di ascolto (di noi stessi e degli altri) e di comunicazione empatica sono le migliori strategie di prevenzione del conflitto, sia nel quotidiano che su larga scala.

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