Invidie in ufficio
Sai qual è il primo motivo di invidia in ufficio? Sì che lo sai, perché è proprio ovvio: la carriera.
Una delle più diffuse ragioni di conflitto, dispetti, boicottaggi sui luoghi di lavoro è dovuta proprio al fatto che spesso riteniamo che un/una collega stia facendo carriera immeritatamente e a nostro discapito.
Tutto questo viene poi condito ed inasprito da una serie di status symbol che spesso si associano all'avanzamento di carriera: il posto macchina riservato, benefit aziendali di vario tipo, fino ad arrivare al famoso ufficio d'angolo e anche se spesso oggi molte di queste differenze di status si vedono più nei film di Fantozzi e non tanto nella realtà, resta il fatto che anche il semplice aumento di stipendio di un collega, se ritenuto immotivato, ci irrita non poco.
Non nascondiamoci dietro un dito: non sempre la scalata al successo è meritocratica.
Noi italiani siamo molto inclini a lamentarci di raccomandazioni ed inciuci vari, probabilmente a ragione, ma forse non sempre.
È infatti fondamentale capirsi sul vero significato di meritocrazia o meglio su quali siano gli ambiti di applicazione della meritocrazia.
Ti faccio una domanda: un'azienda che faccia una campagna pubblicitaria da urlo e che grazie a questa si accaparri una grossa fetta di mercato, sta ottenendo un successo meritato e quindi meritocratico?
In realtà prima di rispondere bisognerebbe farsi anche un'altra domanda: il prodotto così ben pubblicizzato da questa azienda, è valido?
Se la risposta a questa seconda domanda è affermativa siamo tutti contenti: l'ipotetica azienda si aggiudica un successo meritato perché vende qualcosa di affidabile e lo sa fare bene.
Ma in realtà il successo sarebbe meritocratico anche qualora il prodotto fosse scadente.
Certo non sarebbe etico, ma sarebbe meritocratico.
Infatti progettare e lanciare una campagna pubblicitaria di successo è una competenza e saper attuare bene questa competenza si può ben dire che sia un merito.
ATTENZIONE: non sto dicendo che approvo l'idea di infiocchettare bene un prodotto scadente, dico solo che l'arte di infiocchettare ha una sua dignità ed una sua efficacia; se applicare quest'arte porta al successo anche prodotti di qualità non eccellente, pensa un po' cosa potrebbe succedere applicandola su qualcosa di veramente valido.
Ma cosa c'entra questo con l'invidia serpeggiante fra le scrivanie?
Be' il paragone è presto fatto: le persone che fanno carriera più velocemente non sono sempre quelle con il prodotto migliore (ovvero le conoscenze e le competenze), anzi sono quasi sempre quelle che sanno vendersi meglio e questo non è un demerito, ma un merito... ovvero un avanzamento meritocratico.
Tutto ciò al netto dei raccomandati, ma di questo fenomeno non vale neanche la pena di parlare e alla fine di questo articolo scoprirai anche perché.
Esaltiamo tutti l'importanza della comunicazione: ecco quando una persona meno brava tecnicamente, scavalca una persona più brava, abiamo proprio la prova di quanto la comunicazione sia fondamentale. Del resto un'azienda con un prodotto fenomenale, ma senza la capacità di comunicazione, quanto viene premiata dal mercato?
Saper intessere relazioni, dimostrare affidabilità, saper valorizzare le proprie idee, saper leggere le situazioni aziendali e sapersi districare nella fitta rete di interessi all'interno di un'azienda sono competenze cosiddette soft, sono fondamentali e vale la pena di svilupparle esattamente come per un'azienda vale la pena di investire in una buona pubblicità.
ATTENZIONE DI NUOVO: non sto dicendo che la soluzione etica sia diventare dei "politicanti" aziendali, dei venditori di fumo, ma sto suggerendo di allargare la propria visuale di meritocrazia non più e non solo alle competenze tecniche, quelle hard, quelle pertinenti all'oggetto del lavoro, ma anche a quelle relazionali e di marketing di noi stessi.
Quando un capo preferisce qualcun altro a noi per quel posto da supervisore, da quadro, da dirigente ci viene spesso da farci la domanda che molti si pongono quando vengono lasciati da un partner: che cos'ha lui/lei che io non ho?
Ecco una risposta possibile è: la capacità di fare marketing di se stesso.
Se rispondo diversamente (la raccomandazione, ci è andato/a a letto, ha avuto fortuna...) potrei star dicendo almeno in parte il vero, ma quali alternative mi rimarrebbero?
Sono risposte che mi lasciano nell'immobilismo, che mi fanno semplicemente invidiare o venire l'ulcera per un'ingiustizia reale o presunta.
Se invece investo tempo su di me e sulla mia capacità di persuasione (anche in pubblico), sulla chiarezza delle idee e della loro esposizione, sulla mia identità professionale, sulla capacità di evidenziare i vantaggi per gli altri in quello che propongo, sulle competenze di lettura delle situazioni aziendali, ecc... ecco che diventerò un professionista più capace, più appetibile sul mercato, sia quello interno all'azienda per cui lavoro, che eventualmente anche quello esterno.
La domanda deve sempre essere #cosapossofareper far emergere il mio bagaglio tecnico, per far apprezzare le mie capacità, per "vendermi" nel senso buono del termine?
Ricorda, le hard skill sono fondamentali, ma non sono tutto.
Buon marketing!
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LILIA PAVONE
Avvocato pentito, patita dei Beatles, formatrice dal 2007, moglie, figlia, sorella, zia e amica.
La mia missione: Essere un trampolino e una cassa di risonanza per i talenti delle persone che accompagno in un percorso di crescita.
La mia visione: Avere un mondo di persone che pensano #amoillunedì!
I miei valori:
CONDIVISIONE: donarsi come professionista e come persona, condividendo tutto ciò che so e tutto ciò che sono.
DIVERTIMENTO: l’ironia salverà il mondo (insieme alla bellezza), perché il sorriso alleggerisce la tensione e consente di attingere a risorse altrimenti irraggiungibili.
CRESCITA E CURIOSITA’: una formatrice non può che credere nel valore della crescita continua attraverso il costante aggiornamento.
PACE: le capacità di ascolto (di noi stessi e degli altri) e di comunicazione empatica sono le migliori strategie di prevenzione del conflitto, sia nel quotidiano che su larga scala.
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