Il Public Speaking e l'arte di lasciar andare

L'oratore perfetto è quello che ha ha pianificato ogni dettaglio o quello che si sa lasciar andare e fluire nel proprio public speaking?

La risposta non è né semplice né banale perché in realtà sono parzialmente vere entrambe le cose.
Una cosa posso dire con sicurezza, per mettere almeno un primo paletto: avere TUTTO sotto controllo non è possibile (e non solo nel public speaking).

Da qui in avanti si entra in un territorio decisamente soggettivo e personale che riguarda molto la capacità di sentirci a nostro agio nell'incertezza e la tendenza di ciascuno ad essere più o meno metodico e organizzato.

È dal 2007 che lavoro come formatrice e prima di allora facevo l'avvocato; ho fatto teatro fin dall'adolescenza e ho sempre voluto dire la mia nelle assemblee scolastiche, riunioni di condominio e qualunque altra circostanza dove ci fosse da parlare per prendere decisioni per me importanti.
Questo vuol dire che ho all'attivo un bel po' di ore di public speaking.
È solo alla luce di questa esperienza che esterno la mia personale opinione su quale sia secondo me il confine fra giusta e professionale preparazione e mania di controllo.

Partiamo dai vantaggi del controllo: indubbiamente è utile e basilare prepararsi il più possibile sul contenuto di ciò che dobbiamo esporre in pubblico; conoscere i dati, essere padroni della materia e soprattutto avere una competenza che vada al di là dell'oggetto della presentazione, conferenza o simile. Questo è anche un modo per dare rispetto a chi vi ascolterà oltre che a voi stessi e alla vostra professionalità.
Inoltre vi darà spessore come oratori, aiutando l'uditorio a vedervi - e trattarvi - come esperti della materia.

È molto importante organizzare in anticipo gli eventuali materiali cartacei a corredo dello speech (dispense, volantini, moduli, blocchi per gli appunti, fogli con la scaletta...). Questo eviterà dimenticanze imbarazzanti o lunghissimi momenti di silenzio intanto che scartabellate per trovare ciò che vi occorre.

Preparare le slide e altri file utili (per esempio creando una cartella con file pptx, mp3, mp4, jpg... utili allo speech), collaudare i supporti tecnologici (pc, puntatore laser o presenter, videoproiettore, casse di amplificazione, microfono qualora occorrano e li dobbiamo portare noi).
Questo tipo di preparazione vi renderà più fluidi durante la presentazione.

Fondamentale è anche conoscere aspetti come la logistica (dimensione e disposizione della sala), i dispositivi tecnologici presenti in loco (per esempio può fare una grande differenza sapere di avere un microfono ad archetto o a bottone, rispetto a quello fisso sul tavolo o sul leggio), sapere se sono a disposizione altri strumenti come per esempio la lavagna a fogli mobili.

Ci sono molti altri elementi che può essere il caso di prendere in considerazione in anticipo e infatti dedico una sezione del percorso Speakers' Corner proprio a questi aspetti di preparazione.

In generale si può dire che i vantaggi principali di una preparazione meticolosa sono la prevenzione del maggior numero possibile di imprevisti e l'alleggerimento da pensieri e timori distraenti durante la performance, in modo tale da potersi concentrare meglio sulla forma, apparendo più sicuri di noi.

In sintesi posso dire che mi fa sorridere e mi trova d'accordo la provocatoria
frase di Mark Twain (l'autore del celebre Tom Sawyer)
"Mi ci vogliono più di tre settimane per preparare un buon discorso improvvisato"

Eh sì, perché l'improvvisazione - anche se può sembrare strano - la si prepara.
È così nella recitazione come nel jazz.

Improvvisare infatti non vuol dire semplicemente fare una cosa istintiva ed estemporanea, ma vuol dire avere innanzitutto una preparazione di fondo sull'argomento (per esempio aver fatto studi di recitazione, aver studiato musica, essere ferrati sul proprio argomento di public speaking).

Occorre inoltre conoscere alcune regole di base dell'ambiente in cui ci si muove, quelle che vengono chiamate le regole di improvvisazione, perché esistono degli schemi, dei framework all'interno dei quali muoversi con creatività, ma allo stesso tempo con un senso comprensibile.
Insomma l'improvvisazione è sicuramente qualcosa che si basa su una certa prontezza di spirito, su un'innata capacità di leggere velocemente il contesto, su una spontanea flessibilità e inclinazione ad assecondare il flusso degli eventi, ma queste capacità possono essere allenate e vanno inserite all'interno di alcuni codici comunicativi

Prova per esempio ad immaginare di improvvisare in un ambito di cui non padroneggi il linguaggio: in musica se non sai suonare, su un palco se non hai mai recitato.
Magari hai un buon orecchio e senso del ritmo, può essere che tu sia una persona estroversa, ma potrebbero bastarti questi elementi per fare bella figura ad un concerto o in teatro?

E perché mai dovrebbe essere diverso quando si tratta di parlare in pubblico?!

Eppure il titolo di questo articolo dice che bisogna lasciar andare quasi come un esercizio zen, mollando l'assurda convinzione di poter controllare tutto.

Se ci pensi molte delle cose più belle che ci capitano nella vita hanno un che di imprevisto, un retrogusto di avventura, a volte derivano da un sì detto senza meditarci troppo o da un incidente di percorso che poi si è rivelato essere una grande fortuna.

Questo però non vuol dire che io stia suggerendo di lasciare tutto al caso, di usare frasi un po' in stile legge di Murphy del tipo "se deve adare male, lo farà comunque" oppure affidarsi totalmente alla sorte convinti che tanto qualcosa ci inventeremo.

Dove trovare il giusto punto di equilibrio? 
Il segreto sta nella padronanza globale della situazione, nell'esperienza, nella capacità di gestire lo stress, nell'avere una serie di strumenti oratori da utilizzare all'occorrenza.
Se per esempio sei in grado di andare a braccio e di tenere alta l'attenzione del pubblico anche senza slides, non sarà necessario avere sotto controllo tutto ciò che riguarda il videoproiettore e il pc.
Se sai muoverti a tuo agio nell'argomento ed hai una buona capacità di gestione del tempo, può bastare una scaletta sommaria per concetti chiave.
Se hai capacità di adattamento riguardo allo stile e al livello della comunicazione, non è fondamentale sapere in anticipo le caratteristiche del pubblico.
E via discorrendo...

Di base ciò che è importante è avere una serie di punti di riferimento saldi sia sugli argomenti che da un punto di vista tecnico.
Questo è ciò che nello sport viene chiamato allenamento di fondo, quello che ci fornisce il "fiato" sufficiente, quello che ci fa venire spontaneo un gesto atletico, quello che nel public speaking ci consente di stare serenamente nel flusso di ciò che accade intorno, danzando con gli imprevisti, giocando con le domande inaspettate e soprattutto di divertirsi e godersi il momento.

Per acquisire o consolidare una sicurezza di questo tipo ti consiglio di svolgere un percorso Speakers' Corner individuale o di gruppo, in modo da essere un buon improvvisatore e non apparire una persona improvvisata (ti assicuro che fa una bella differenza!).

Clicca QUI per maggiori informazioni.

Ti saluto con un'implacabile citazione di Dionigi il Vecchio
che può essere utile per capire se è il momento di passare all'azione
per migliorare la capacità di parlare in pubblico:
"Fai in modo che il tuo discorso sia migliore del tuo silenzio o taci"

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LILIA PAVONE

Avvocato pentito, patita dei Beatles, formatrice dal 2007, moglie, figlia, sorella, zia e amica.

La mia missione: Essere un trampolino e una cassa di risonanza per i talenti delle persone che accompagno in un percorso di crescita.

La mia visione: Avere un mondo di persone che pensano #amoillunedì!

I miei valori:

CONDIVISIONE: donarsi come professionista e come persona, condividendo tutto ciò che so e tutto ciò che sono.

DIVERTIMENTO: l’ironia salverà il mondo (insieme alla bellezza), perché il sorriso alleggerisce la tensione e consente di attingere a risorse altrimenti irraggiungibili.

CRESCITA E CURIOSITA’: una formatrice non può che credere nel valore della crescita continua attraverso il costante aggiornamento.

PACE: le capacità di ascolto (di noi stessi e degli altri) e di comunicazione empatica sono le migliori strategie di prevenzione del conflitto, sia nel quotidiano che su larga scala.

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