Give peace a chance

Nelle mie brevi note biografiche ufficiali tengo spesso a sottolineare che sono una patita dei Beatles e qui aggiungo che adoro anche i singoli ex Beatles come solisti, in particolare John Lennon, autore della celebre canzone che ho usato come titolo di questo articolo.

Sicuramente un tocco personale dà calore ad una descrizione professionale ed io ho scelto proprio questa nota perché porta con sé molte indicazioni sulla mia personalità e sui valori che mi ispirano; fra questi adesso accendo i riflettori su quello della pace.


È difficile parlare di pacifismo e di non violenza senza scivolare su frasi dolci e dal retrogusto infantile tipo “vorrei la pace nel mondo”, ma ci si può provare, soprattutto mettendo il tutto in relazione con le nostre azioni quotidiane.

A volte sorrido quando sento persone che parlano di “combattere” contro la guerra, sembra una contraddizione in termini e infatti sono personalmente approdata all’idea che la guerra non vada combattuta, ma semplicemente resa più difficile e scomoda da scegliere.

Se aumentiamo le alternative alla guerra, se spianiamo quelle strade che portano ad una convivenza pacifica, automaticamente ci sarà più gente che percorrerà cammini pacifici.

Mi spiego meglio: spesso la violenza verbale o fisica diventa l’unica strada da percorrere, semplicemente perché non si hanno più argomentazioni da proporre e allora un’azione che posso fare attraverso il mio lavoro è acquisire e diffondere competenze di ascolto e dialogo.

Proprio per questo ho inserito fra le mie tematiche di specializzazione la gestione del conflitto, in modo da fornire a quante più persone è possibile gli strumenti per un confronto arricchente sulle diversità piuttosto che uno scontro logorante sulle incomprensioni.

Una consulenza per volta, un’aula alla volta consegno a quante più persone è possibile una chiave per entrare in dialogo con chi la pensa diversamente.

I conflitti infatti non sono solamente quelli globali, quelli combattuti con le armi, ma anche per esempio quelli fra un reparto e l’altro della stessa azienda. Non sono conflitti cruenti, sanguinosi, ma in realtà portano molte vittime collaterali in termini di qualità della vita e probabilmente anche in termini di salute; è infatti conclamato da anni che lo stress causa molte patologie anche letali.
Parte del mio lavoro quindi, mira a prevenire e curare queste situazioni stressogene.

Tutto ciò a mio avviso ha anche un possibile effetto ad ampio raggio, perché se un domani una delle persone a cui ho fornito questi strumenti si troverà nella posizione di prendere decisioni importanti potrà usarli, impattando non solo sulla propria vita ma anche su quella di molti altri.

Lo so, sono molto idealista nel dire questo, ma…

“Solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano davvero”

Steve Jobs

Dicevamo, rendere la guerra una scelta meno facile da praticare.


Una delle cose che rende spesso la guerra una scelta appetibile – e adesso parlo proprio di guerra combattuta a suon di bombe – è l’aspetto economico sia diretto (lavorando o investendo nell’economia di guerra) sia indiretto, con semplici scelte di acquisto poco consapevoli. Del resto spesso è difficile sapere cosa è più corretto fare come consumatore.

Quale può essere la soluzione a tutto questo? Adoperarsi per creare un’economia dai valori sani e svincolata dall’economia di guerra.

Obiettivo molto ambizioso ed è proprio per questo che ho deciso di realizzarlo insieme ad altre persone, divenendo socia fondatrice e membro del consiglio di amministrazione dell’associazione Warfree – Liberu dae sa gherra.

Si tratta di un’iniziativa che nasce in Sardegna, mia regione adottiva, ma che ha un respiro globale e che mira a proporre una nuova economia sostenibile e libera dalla guerra, che possa dare lavoro degno e dignitoso.

Con il progetto si vuole anche ad offrire alla politica e all’opinione pubblica locale un segno di economia positiva per testimoniare le strade alternative all’industria delle armi e per indurre altri a comportarsi in maniera analoga.

In sostanza parliamo di una rete di aziende che sottoscrivono una carta dei valori e che di conseguenza hanno un comportamento virtuoso sotto aspetti di economia, sostenibilità e dignità ed etica del lavoro.

I partecipanti alla rete si supportano a vicenda, creando un microclima economico prospero che genera posti di lavoro sotto il grande cappello dei valori a cui tutti i soci aderiscono.

Parte del mio contributo attivo all’associazione è costituito dalla divulgazione, così come sto facendo ora; questo può portare ad aumentare il numero di associati nonché di consumatori che acquistano prodotti o servizi dalla rete stessa.

Un altro modo di promuovere l’iniziativa è quella di mettere a disposizione la mia professionalità in una banca delle ore attraverso la quale gli imprenditori della rete Warfree possono fruire dei miei servizi gratuitamente in alcuni casi o nettamente al di sotto le quotazioni di mercato in altri.

Ultimo ma non ultimo mi impegno a mantenere fede alla carta dei valori di Warfree, valutando le mie scelte professionali alla luce dei principi etici dell’associazione.

Lo so, sembrano azioni piccole e quello che penso è che ciascuno può fare le proprie, perché quello che faccio io non lo può fare qualcun altro al posto mio, così come il contributo che puoi dare tu, lo puoi dare solo e soltanto tu.

Siamo gocce nell’oceano e del resto l’oceano è fatto di gocce; a me piace l’idea di essere una goccia limpida e pulita, e a te?

All we are saying, is give peace a chance

John Lennon

Dillo ad un amico

LILIA PAVONE

Avvocato pentito, patita dei Beatles, formatrice dal 2007, moglie, figlia, sorella, zia e amica.

La mia missione: Essere un trampolino e una cassa di risonanza per i talenti delle persone che accompagno in un percorso di crescita.

La mia visione: Avere un mondo di persone che pensano #amoillunedì!

I miei valori:

CONDIVISIONE: donarsi come professionista e come persona, condividendo tutto ciò che so e tutto ciò che sono.

DIVERTIMENTO: l’ironia salverà il mondo (insieme alla bellezza), perché il sorriso alleggerisce la tensione e consente di attingere a risorse altrimenti irraggiungibili.

CRESCITA E CURIOSITA’: una formatrice non può che credere nel valore della crescita continua attraverso il costante aggiornamento.

PACE: le capacità di ascolto (di noi stessi e degli altri) e di comunicazione empatica sono le migliori strategie di prevenzione del conflitto, sia nel quotidiano che su larga scala.

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