CONSIGLI PER LAVORARE MEGLIO: scopri se hai un rapporto equilibrato con il tuo lavoro

Spesso i clienti, ma anche parenti e amici, sapendo di cosa mi occupo, mi chiedono dei consigli per lavorare meglio e non è facile rispondere a questa domanda su due piedi, perché come spesso accade la risposta non può essere uniforme per tutti.  

La buona notizia è che il primo passo, quello sì, può essere lo stesso per tutti ed è quello della consapevolezza.  

Partendo da questa riflessione nel tempo ho elaborato delle aree sulle quali riflettere per fare un'auto-diagnosi.  

I 5 segnali di un rapporto squilibrato con il tuo lavoro  

  1. Pensi molto a ciò che gli altri pensano di te

Quest’area di indagine può sembrare più calzante per chi lavora in azienda e quindi ha capi, collaboratori e colleghi davanti ai quali mantenere la propria reputazione, ma in realtà riguarda moltissimo anche i liberi professionisti e chiunque abbia contatto con i clienti.

In ognuno di questi casi, se investi molte energie nel prevedere le reazioni degli altri ai tuoi comportamenti, può essere un segnale del fatto che non lavori in un ambiente sano e questo sta distogliendo le tue energie dal dare il meglio di te come professionista.

Certo è logico nonché corretto pensare al proprio comportamento in relazione alle conseguenze che questo avrà sugli altri, ma credo che ti sia ben chiaro il limite fra un pensiero sano ed un’esagerazione poco funzionale.

Ho visto molte aziende in cui vige la politica del terrore per cui le persone passano più tempo a guardarsi le spalle e ad occultare piccoli o grandi insuccessi, che non a produrre.

Questo è uno dei grandi costi nascosti di molte realtà lavorative.

E anche molti professionisti non si rendono conto che una cosa è analizzare il mercato, immedesimarsi nei clienti, provare ad intercettarne bisogni e un’altra cosa è dipendere eccessivamente dal giudizio altrui.  

Quando quello delle opinioni di altri diventa un pensiero morboso, siamo più lenti nel decidere e a volte arriviamo addirittura alla paralisi dell’innovazione, con gli effetti che puoi immaginare.  

Ovviamente questo è uno dei 5 segnali
e se è isolato dagli altri potrebbe essere una tua semplice area di miglioramento,
quindi proseguiamo l’auto-analisi valutando i successivi punti.  

     2. Sai tutto quello che non ti va, ma non hai idea di come migliorare le cose

Un forte segnale di intolleranza e disaffezione al proprio lavoro è l’esasperazione del senso critico. Vedere quello che non va è in linea di principio un’ottima capacità, ma solo nella misura in cui fa il paio con il desiderio di trovare una soluzione e l’implementazione dei cambiamenti necessari a modificare la situazione.

Senso critico + problem solving + implementazione
delle soluzioni = :-)

Quando invece abbiamo perso entusiasmo ci concentriamo solo sul primo degli addendi, alimentando una spirale discendente di critiche e malumore, indipendentemente dal fatto che questi pensieri rimangano solo nella nostra testa oppure vengano condivisi con altri.
In questo secondo caso la spirale viene addirittura accelerata e amplificata.

In sintesi: attenzione alla “lamentite” che non sfocia in azioni volte al cambiamento (della situazione o del nostro modo di percerpirla).   

     3. Resti spesso coinvolto in episodi conflittuali

Questo segnale può avere una doppia interpretazione:

  1. il conflitto si genera intorno a te perché tu hai colmato la misura e non sopporti (quasi) più niente e nessuno;
  2. sei estremamente perfezionista e motivato per cui fatichi ad accettare ostacoli, imprevisti e dissenso.

Nel primo caso la lancetta penderà più verso il disamore per il lavoro e la demotivazione, nel secondo caso più verso l’eccesso di identificazione fra il tuo lavoro e te stesso, come se il successo o l’insuccesso del primo definisse se tu sei o meno una persona di successo.  

Se ti senti descritto da questo punto della conflittualità, sappi che è molto comune e che sono state individuate molte strategie di soluzione al riguardo.

Proprio per questo ho dedicato una delle mie consulenze nello specifico alla gestione del conflitto.   

     4. La domenica sei di pessimo umore pensando al lunedì

Quanto più si vive la settimana come un lungo tunnel da attraversare il più possibile velocemente, con gli occhi chiusi e il naso tappato, tanto più il fine settimana ci sembrerà un miraggio nel deserto: troppo fugace ed inconsistente per darci la carica sufficiente ad affrontare altri 5 giorni di lavoro.

Questa sindrome molto comune deriva dalla perdita di gratificazione da parte del lavoro e da uno scarso life-work balance, ovvero da un disequilibrio fra vita personale e vita lavorativa che fa sì che le cose che ci appagano siano quasi tutte nella sfera privata e quasi per niente in quella professionale.

L’ideale ovviamente sarebbe che ciascuno riuscisse a fare il lavoro dei propri sogni, ma sappiamo realisticamente che non può essere così per il 100% dei casi (anche se ci sono molti studi che dimostrano che ci sono più possibilità di trovarlo di quanto si creda e il fenomeno delle grandi dimissioni ne è una prova).

Quello che di certo si può fare è ritrovare la bussola dei propri valori e inquadrarsi in un qualcosa di più grande che dia maggiore senso al nostro contributo lavorativo; questo “qualcosa” viene chiamato “purpose” ovvero scopo, ed è quello che aiuto a trovare o riscoprire con la Ruota della realizzazione

     5. Controlli e rispondi alle email anche fuori dall’orario lavorativo

Anche questo comportamento è un segnale di squilibrio fra vita lavorativa e vita personale, però questa volta a favore della prima.
Questo non vuol dire che per te il lavoro sia più importante della famiglia, degli amici, degli hobby e relax tipici del tempo libero, ma potrebbe significare due cose:

  1. Ti trovi in un ambiente lavorativo tossico e stressante, focalizzato sulla prestazione e non sull’essere umano e/o con una cattiva organizzazione dei carichi di lavoro e del tempo.
    Il tipico segnale di queste organizzazioni è il fatto di vivere in emergenza costante, di avere sempre imprevisti, scadenze che rischiano di essere sforate, progetti che vanno realizzati “per ieri”.

  2. Hai una forte identificazione fra la tua autostima professionale e la tua autostima personale oltre a un pizzico di bisogno di adrenalina per essere efficiente (quell’adrenalina tipica dell’urgenza, quel brivido dell’incertezza dovuto dalla costante domanda “ce la farò questa volta?” e quella scarica di gratificazione che deriva dal fatto di esserci riuscito ancora).

    Sappi che quell’adrenalina crea dipendenza (non è un caso che si usi la parola workaholic, cioè “alcolista del lavoro”) e ti fa perdere di vista aspetti importanti come la salute e la socialità.  

Come hai visto questi segnali non devono necessariamente essere presenti tutti per riconsiderare il tuo rapporto con il lavoro, anzi alcuni di essi sono contrastanti fra di loro ed è quindi abbastanza improbabile trovarli nella stessa persona (quanto meno nello stesso momento).  

Adesso che hai una nuova chiave di lettura, guardati dentro e intorno con onestà.

Hai riconosciuto almeno due segnali? Sei pronto ad agire di conseguenza?
Allora puoi cercare nuove soluzioni in questi articoli:
Invidie in ufficio
Mai sentito parlare di job crafting?   

Se invece hai già provato a risolvere i tuoi problemi in autonomia senza grande successo, ancora non conosci il mio modo di lavorare e vuoi capire se posso darti una mano in tal senso, allora puoi prenotare una consulenza conoscitiva gratuita.

Ora tocca a te, passa all'azione!

Dillo ad un amico

LILIA PAVONE

Avvocato pentito, patita dei Beatles, formatrice dal 2007, moglie, figlia, sorella, zia e amica.

La mia missione: Essere un trampolino e una cassa di risonanza per i talenti delle persone che accompagno in un percorso di crescita.

La mia visione: Avere un mondo di persone che pensano #amoillunedì!

I miei valori:

CONDIVISIONE: donarsi come professionista e come persona, condividendo tutto ciò che so e tutto ciò che sono.

DIVERTIMENTO: l’ironia salverà il mondo (insieme alla bellezza), perché il sorriso alleggerisce la tensione e consente di attingere a risorse altrimenti irraggiungibili.

CRESCITA E CURIOSITA’: una formatrice non può che credere nel valore della crescita continua attraverso il costante aggiornamento.

PACE: le capacità di ascolto (di noi stessi e degli altri) e di comunicazione empatica sono le migliori strategie di prevenzione del conflitto, sia nel quotidiano che su larga scala.

Richiedi GRATUITAMENTE la Consulenza PavOne

Se è la prima volta che mi contatti, hai diritto ad una Consulenza PavOne: una sessione online di un’ora che ti consentirà di avere un primo CHECK-UP GRATUITO per te e per la tua attività, senza nessuno vincolo o impegno da parte tua.