Come valorizzare i collaboratori divertendosi

Valorizzare i collaboratori, sviluppare il potenziale, empowerment, massimizzare, ottimizzare... sono tutte parole moooooolto ricorrenti in azienda.
Non succede altrettanto con parole come giocare, divertirsi, rilassarsi, ritrovare il bambino interiore. 
Eppure queste due brevi liste sono strettamente connesse.

Nei luoghi di lavoro più "open minded" si sente parlare di pensiero laterale, stato di flusso, mindfulness, ma ancora molto poco di gioco e divertimento.

Ci sono per fortuna delle eccezioni, che se ti guardi in giro con gli occhi giusti, trovi anche facilmente, in primis la fantastica squadra del Manifesto del Gioco.

Chi come loro si occupa seriamente di gioco (può sembrare un controsenso, ma vedremo tra poco che non lo è) sa che è scientificamente provato che il divertimento e il gioco hanno una serie di influssi benefici sulla nostra vita in generale, ma anche a voler ragionare solo in termini di business, producono un impatto positivo anche su tanti aspetti strettamente lavorativi.

Per esempio: il gioco mantiene vivo il nostro cervello, ci fa sviluppare nuove sinapsi, nuovi approcci alle situazioni, conseguentemente aumentando le capacità di problem solving, la creatività, la flessibilità, la capacità di adattarsi ai cambiamenti; tutte skill molto richieste anche negli annunci di lavoro.

Esistono molti studi seri e libri che illustrano aspetti che riguardano la chimica del cervello, gli ormoni che aumentano felicità e creatività,
ma se preferisci un approccio più leggero,
allora puoi leggere questo best seller, che partendo dalla storia vera di un banco del mercato del pesce di Seattle, fa comprendere in maniera molto pratica e a mio avviso anche divertente, in che modo giocare e divertirsi aiutano nel lavoro.

Ecco un piccolo stralcio che rende l'idea:
"Non si faccia trarre in inganno [dal fatto che ci divertiamo]
questa è un'azienda a tutti gli effetti, gestita per fare profitti.
È un'azienda che paga un bel po' di stipendi, dove tutti prendono il lavoro seriamente. Però abbiamo scoperto che potevamo lavarare seriamente e allo stesso tempo divertirci.
[...]
E i vantaggi sono parecchi: vendiamo un sacco di pesce
e c'è poco ricambio di personale.
E per giunta ci divertiamo svolgendo un lavoro che potrebbe essere molto noioso."

Quindi sì, il gioco è una cosa seria, perché può aumentare la produttività, incrementare la soddisfazione lavorativa e diminuire stress e assenteismo.
Un po’ di umorismo e ironia aiutano anche a gestire le paure e le preoccupazioni tipiche di certe professioni, come quelle che più facilmente causano conseguenze stress-correlate (prime fra tutte le professioni sanitarie, ma non solo).

Ma quindi esattamente come si possono valorizzare i collaboratori attraverso il divertimento?

A mio avviso ci sono 2 modalità distinte e complementari:

  1. Dedicare dei momenti formativi alla ludicità e attraverso la ludicità.
    Mi riferisco sia a corsi su temi quali il team building o il pensiero laterale/problem solving, che prevedano delle attiività ludico-didattiche quali la soluzione di problemi in gruppo, l'utilizzo di metodologie come quella di Lego serious play, l'uso di giochi in scatola formativi come Medianos (gioco sulla gestione del conflitto) o altre tipiche attività che comprendano il movimento fisico e il gioco di squadra.
    Ma penso anche a momenti formativi giocosi su argomenti che solitamente non vengono affrontati con modalità divertenti (sicurezza sul lavoro, aggiornamenti sulle normative, tecniche di vendita). Attraverso l'ApprenDivertimento anche queste tematiche possono essere ravvivate da role play, dinamiche di gruppo e riflessioni attraverso il fare piuttosto che l'ascolto di una lezione frontale.

  2. Introdurre in azienda una certa percentuale di divertimento diffuso, autorizzando modalità creative di espressione anche durante le riunioni, mostrando auto-ironia anche agli alti vertici, inducendo una cultura che non colpevolizza l'errore (valutandolo come un'opportunità e uno strumento di apprendimento), aprendo le porte ai talenti artistici dei collaboratori e altre iniziative simili (la lista è potenzialmente infinita). Mi piace chiamare questa cultura con il nome di brainstorming diffuso, intendendo che si vive in azienda con quella stessa libertà, creatività e sospensione del giudizio tipiche della fase divergente del brainstorming, proprio quella fase in cui nascono le idee e le intuizioni, che poi vanno ovviamente selezionate e processate.

Come è stato anche evidenziato dal famoso studioso David Kolb, l'apprendimento funziona sia con dei passaggi astratti ed intellettuali (tipicamente stimolati dalla lettura, dalle lezioni frontali o da momenti di riflessione autonoma), ma anche con delle fasi pratico-esperienziali che vengono eccellentemente sollecitate da dinamiche giocose e/o attività cosiddette in acquario, ovvero situazioni in cui si può essere liberi di sperimentare, avere intuizioni creative, agire per prove ed errori, perché il tutto viene gestito in modo tale da abbattere o eliminare totalmente le conseguenze negative dei tentativi meno efficaci.

Come si legge nel libro "Giochiamo?" di Renata Borgato

"La dimensione immaginaria consente l'arricchimento dell'esperienza con possibili risultati, prove ed errori, e la distanza dall'obbligo di risultati che puà essere resa impossibile dal confronto con la realtà"

C'è da dire che poi sta all'abilità del formatore o comunque di chi ha condotto le dinamiche giocose, riuscire a far intendere la serietà del gioco, seppur all'interno di un contesto di leggerezza.

Quando ci si improvvisa e si prova a portare il divertimento in azienda in modo non strutturato e professionale viceversa, si rischia di lasciare una forte sensazione di aver perso tempo in sciocchezze inutili e di sprecare il potenziale di apprendimento insito nelle dinamiche di gioco.

È per questo che nei corsi e nelle consulenze che vertono sull'ApprenDivertimento, dedico sempre un'attenzione particolare alle tecniche e modalità di conduzione del cosiddetto debriefing, ovvero della parte di riflessione e messa a terra delle intuizioni ed esperienze sviluppate durante il gioco.

Mi piace concludere questa riflessione sulla valorizzazione dei collaboratori attraverso il divertimento e il gioco con una frase del filosofo e poeta Friederich Shiller, che rende molto l'idea di quanto giocare e divertirsi siano strettamente connesse con la crescita e lo sviluppo emotivo e cognitivo:

"L'uomo gioca solo quando è un uomo nel pieno senso della parola
ed è un uomo completo solo quando gioca"

Dillo ad un amico

LILIA PAVONE

Avvocato pentito, patita dei Beatles, formatrice dal 2007, moglie, figlia, sorella, zia e amica.

La mia missione: Essere un trampolino e una cassa di risonanza per i talenti delle persone che accompagno in un percorso di crescita.

La mia visione: Avere un mondo di persone che pensano #amoillunedì!

I miei valori:

CONDIVISIONE: donarsi come professionista e come persona, condividendo tutto ciò che so e tutto ciò che sono.

DIVERTIMENTO: l’ironia salverà il mondo (insieme alla bellezza), perché il sorriso alleggerisce la tensione e consente di attingere a risorse altrimenti irraggiungibili.

CRESCITA E CURIOSITA’: una formatrice non può che credere nel valore della crescita continua attraverso il costante aggiornamento.

PACE: le capacità di ascolto (di noi stessi e degli altri) e di comunicazione empatica sono le migliori strategie di prevenzione del conflitto, sia nel quotidiano che su larga scala.

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